Bitter Hollow.

  1. La Ferrovia Pt.I

    AvatarBy Shiki. il 4 Aug. 2014
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    Era un edificio su due piani, all'apparenza molto accogliente. L'esterno era di un giallo ormai sbiadito dal tempo e l'intonaco presentava numerose crepe. Era edificato in mezzo ad estesissimi campi di cui non si intravedeva la fine. Erano campi incolti, abbandonati alla natura. Dietro questa desolata costruzione, passava una ferrovia molto usurata, ormai coperta da piante e ghiaia. In quello spazio regnava un silenzio quasi angosciante. Nemmeno gli uccelli cantavano, nessun insetto sorvolava quei vasti campi. La casa, aveva un piccolo cortile ai tempi coperto di piccoli sassolini grigi che ormai avevano ceduto il posto ad invadenti ciuffi d'erba. Un trattore era abbandonato nel mezzo, ormai coperto d'edera ed anch'esso, come l'edificio, sbiadito e rovinato dal tempo. Nonostante ciò, la casa dava ancora l'idea di essere abitata. Anne vi entrò.
    L'interno, al contrario di ciò che si pensava, era ormai inabitabile. Crepe, edere, cocci a terra, finestre rotte... Aveva il totale aspetto della classica casa di campagna inabitata da anni, in cui i ragazzini si riunivano la sera per organizzare le classiche "stupidate", come le chiamava Anne. Erano ormai le 17.00 e la ragazza non poteva star fuori ancora molto.
    - "Anne, sei tu?" - si udì una voce dal piano superiore della casa - "Anne!" - un giovane ragazzo saltò giù dal primo piano, capitando dinanzi all'adolescente.
    - "Clark? Cosa ci fai qui? Come diamine hai fatto a salire?"
    - "Cosa ci fai tu qui, vorrai dire. Io ci vengo spesso, è un posto tranquillo e mi piace la tranquillità, soprattutto quando voglio scrivere qualcosa" - Clark tirò fuori un quaderno dallo zaino che portava in spalla e lo mostrò ad Anne.
    - "Mi hai fatta spaventare, stupido. Evita di fare quei salti d'effetto, non siamo in uno dei tuoi videogames".
    - "Non mi hai ancora detto che ci fai tu qui. Ci sei già stata altre volte?"
    - "No, son venuta qui solo oggi. Sapevo di questa casa abbandonata ma non ho mai avuto occasione di vederla".
    - "Ah, vieni allora, te la mostro io! E' più bella di quel che sembra, fidati".
    Clark passò avanti alla ragazza e la invitò a seguirlo all'interno dell'edificio.
    - "Ecco, questo era il salotto. Guarda che bel camino avevano. Secondo me c'erano anche dei bei divani e una poltrona di quelle "da signori". Chissà quante persone ci abitavano qui. A giudicare da quel poco di carta da parati che è rimasta su, saranno stati due signori anziani o un vecchio contadino solitario..."
    - "Clark" - lo interruppe Anne - "Questa casa non è recente, chissà a che epoca risale. Magari era abitata da una famiglia normale..."
    - "Famiglia normale in mezzo al nulla?" - la interruppe Clark - "Insomma, guardati intorno. Campi, trattore... Secondo te qui ci poteva stare una famiglia o un...

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    Last Post by Shiki. il 4 Aug. 2014
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  2. Solitude.

    AvatarBy Shiki. il 1 Aug. 2014
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    Quel posto rappresentava la solitudine di tutta la zona. Una piccola casetta abbandonata nella campagna. Usurata dal tempo, maltrattata da compagnie di adolescenti. Pareti invecchiate e ricoperte d'edera, ragnatele, polvere e scritte d'ogni genere; per la maggior parte nomi di svariate coppie e dichiarazioni d'amore. Posto che recava nostalgia, dolore e quiete all'animo. Il silenzio in quel posto era più che assoluto, nemmeno il cantilenare degli ucceli lo interrompeva. L'unica cosa "viva" che squarciasse quel vuoto, era il sole che dinanzi a me ogni sera calava all'orizzonte, facendo brillare gli immensi campi dorati che lievemente si lasciavano accarezzare dal vento. Quel posto rappresentava l'assenza e la presenza, l'appartenenza a tutto ed al nulla. L'infinito.
    Last Post by Shiki. il 1 Aug. 2014
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  3. L'ultima sera.

    AvatarBy Shiki. il 31 July 2014
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    - "Che fai? Se sposti la panca diamo troppo nell'occhio!"
    I clienti del salone si girarono, prestando più attenzione per l'esclamazione della giovane ragazza che alla panca in questione.
    - "Scusate signori, la mia amica si preoccupava per la quiete del locale, vi prego di non prestarci attenzione"
    Sara si girò verso Claudia, guardandola con stupore.
    - "Sara, non guardarmi così. Pensi che le persone facciano caso a noi che spostiamo una panca? Rilassati, altrimenti se ogni volta fai così dai più nell'occhio tu".
    Le due ragazze ripresero la panca finemente lavorata e adornata di rivestimenti in pelle rossa, e lo spostarono dalla vetrina, al centro del salone.
    - "Ecco, qua dovrebbe andare. Questa sera dopo la chiusura ti fermi qui e mi dici come va, okay Sara?"
    - "Ti prego, promettimi che sarai qui vicino, qualsiasi cosa succeda" - disse Sara preoccupata.
    - "Certo, non ti preoccupare. Ora torniamo a servire i tavoli e cerca di star tranquilla".
    Tornarono entrambe a lavoro, ambedue con preoccupazioni e pensieri simili rivolti alla sera incombente. Il lavoro sembrò più pesante e stancante del solito, quasi soffocante. Sara, continuò a rivolgere lo sguardo verso la panca e nel contempo cercò di evitarla in ogni modo.
    - "Sara! Abbiamo finito! Sono le 21.00, chiudiamo" - urlò Claudia levandosi il grembiule e prendendo le chiavi del locale.
    Sara rabbrividì e restò immobile dinanzi alla panca.
    - "Sara, io sarò vicino a te" - la rassicurò Claudia posandole una mano sulla spalla.
    Senza troppe esitazioni, ella uscì chiudendo le porte in legno del locale e rivolgendo uno sguardo di profonda preoccupazione a Sara, ancora immobile di fronte alla panca.
    Il locale era vuoto, buio, silenzioso. Sara non sapeva se fosse più rassicurante ora che in altre occasioni. Passeggiò a vuoto per una decina di minuti, facendo un leggero rumore sulle assi di legno che componevano il pavimento, dopo di che, si sedette sulla temuta panca, in preda all'agitazione.
    Nulla, nessun segnale per quasi mezz'ora.
    - "E' davvero finita?"
    Al sussurro di Sara, ella si sentì osservare dal retro della panca e la paura le riaffiorò, facendole sentire il cuore in gola.
    Si alzò di corsa, scappando sul retro del bancone. Le mani in preda al tremore, fecero fatica ad aprire il cassetto chiuso a chiave, cassetto in cui vi era custodita una copia delle chiavi del locale. Presa quest'ultima, si precipitò verso l'uscita, quasi sbattendoci il viso, ed aprì la porta. Talmente fu in preda al panico che si dimenticò di chiudere e scappò il più velocemente possibile.
    I viali del paese erano vuoti, nessun esser vivente manifestava la sua presenza in quelle strette strade in pietra, illuminate solo da una lieve luce calda emessa dai lampioni che la costeggiavano. Il rumore dei suoi passi, fece eco in ogni via. Dopo un'a...

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    Last Post by Shiki. il 31 July 2014
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  4. Tempesta.

    AvatarBy Shiki. il 30 July 2014
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    Il cielo era nero, completamente coperto da grosse e spaventose nuvole di cui si intravedevano i confini solo per una lieve luce biancastra. Il vento soffiava impetuoso piegando gli alberi più alti fin quasi farli toccar terra. La pioggia dirompeva rumorosamente e violentemente contro ogni cosa, creando una coltre attraverso cui era difficile scorgere figure. L'aria era gelida e pesante, il semplice respirare diveniva sempre più arduo. Solo il suono dei tuoni ed i lamenti delle piante si sentivano quel giorno, suoni raccapriccianti e così invadenti da ricoprire qualsiasi voce e rumore. Il nero ed il grigio erano i colori predominanti, tutto si era spento, era morto. Ogni colore era ormai svanito. Quel temporale, portava con se la rabbia, la violenza, il dolore e la distruzione, di una Terra che aveva già sofferto abbastanza.
    Last Post by Shiki. il 30 July 2014
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  5. Acque Inquiete.

    AvatarBy Shiki. il 30 July 2014
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    Fredda, violenta, cupa, mortale. Perché quest'oggi sei così ostile? Cosa ti tormenta? Cosa rende le tue calme e cristalline acque, così torbide e salmastre? Eri sempre quieta nel tuo letto, il tuo scorrere recava piacere all'occhio ed all'udito di coloro che ti contemplavano in silenzio. Ora hai privato quelle persone della serenità che loro recavi, sostituendola con un profondo timore. Non hai più un confine, continui ad arrancare in modo sempre più invadente la nostra terra. Stai portando via ogni cosa da questo suolo, stai spegnendo la positività di questo luogo. Hai sempre tenuto tutto dentro te, ora perché hai deciso di levare quel velo che ti copriva e di renderci partecipi del tuo dolore?
    Last Post by Shiki. il 30 July 2014
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