- "Che fai? Se sposti la panca diamo troppo nell'occhio!"
I clienti del salone si girarono, prestando più attenzione per l'esclamazione della giovane ragazza che alla panca in questione.
- "Scusate signori, la mia amica si preoccupava per la quiete del locale, vi prego di non prestarci attenzione"
Sara si girò verso Claudia, guardandola con stupore.
- "Sara, non guardarmi così. Pensi che le persone facciano caso a noi che spostiamo una panca? Rilassati, altrimenti se ogni volta fai così dai più nell'occhio tu".
Le due ragazze ripresero la panca finemente lavorata e adornata di rivestimenti in pelle rossa, e lo spostarono dalla vetrina, al centro del salone.
- "Ecco, qua dovrebbe andare. Questa sera dopo la chiusura ti fermi qui e mi dici come va, okay Sara?"
- "Ti prego, promettimi che sarai qui vicino, qualsiasi cosa succeda" - disse Sara preoccupata.
- "Certo, non ti preoccupare. Ora torniamo a servire i tavoli e cerca di star tranquilla".
Tornarono entrambe a lavoro, ambedue con preoccupazioni e pensieri simili rivolti alla sera incombente. Il lavoro sembrò più pesante e stancante del solito, quasi soffocante. Sara, continuò a rivolgere lo sguardo verso la panca e nel contempo cercò di evitarla in ogni modo.
- "Sara! Abbiamo finito! Sono le 21.00, chiudiamo" - urlò Claudia levandosi il grembiule e prendendo le chiavi del locale.
Sara rabbrividì e restò immobile dinanzi alla panca.
- "Sara, io sarò vicino a te" - la rassicurò Claudia posandole una mano sulla spalla.
Senza troppe esitazioni, ella uscì chiudendo le porte in legno del locale e rivolgendo uno sguardo di profonda preoccupazione a Sara, ancora immobile di fronte alla panca.
Il locale era vuoto, buio, silenzioso. Sara non sapeva se fosse più rassicurante ora che in altre occasioni. Passeggiò a vuoto per una decina di minuti, facendo un leggero rumore sulle assi di legno che componevano il pavimento, dopo di che, si sedette sulla temuta panca, in preda all'agitazione.
Nulla, nessun segnale per quasi mezz'ora.
- "E' davvero finita?"
Al sussurro di Sara, ella si sentì osservare dal retro della panca e la paura le riaffiorò, facendole sentire il cuore in gola.
Si alzò di corsa, scappando sul retro del bancone. Le mani in preda al tremore, fecero fatica ad aprire il cassetto chiuso a chiave, cassetto in cui vi era custodita una copia delle chiavi del locale. Presa quest'ultima, si precipitò verso l'uscita, quasi sbattendoci il viso, ed aprì la porta. Talmente fu in preda al panico che si dimenticò di chiudere e scappò il più velocemente possibile.
I viali del paese erano vuoti, nessun esser vivente manifestava la sua presenza in quelle strette strade in pietra, illuminate solo da una lieve luce calda emessa dai lampioni che la costeggiavano. Il rumore dei suoi passi, fece eco in ogni via. Dopo un'a...
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